Mobilitazioni

La quarta area tematica si focalizza sul modo in cui i ricercatori precari si sono rapportati e si rapportano alle mobilitazioni relative al mondo dell’istruzione superiore. A partire dal biennio 2004-2005, con le proteste contro la cosiddetta Riforma Moratti, i ricercatori precari si sono mobilitati insieme agli studenti per sostenere un modello diverso di università. Sia nel 2008, durante il movimento dell’Onda Anomala, che nelle più recenti mobilitazioni del 2010, la figura del ricercatore precario ha avuto un ruolo importante durante le mobilitazioni. Si sono costituite reti nazionali di ricercatori precari, come la Rete Nazionale dei Ricercatori Precari nel 2004-2005 o il Coordinamento Ricercatori Precari nel 2010, che hanno sostenuto e promosso la protesta in diverse università italiane. Questa quarta intervista di gruppo ruota attorno al rapporto che i ricercatori precari hanno avuto con i diversi soggetti della protesta – reti nazionali e collettivi locali di ricercatori, coalizioni nazionali di studenti etc. – e con le diverse forme di mobilitazione utilizzate – dalla firma di petizioni alle lezioni in piazza, dal blocco delle lezioni alle occupazioni delle facoltà. L’obiettivo è individuare i punti di forza e di debolezza che hanno caratterizzato le diverse ondate di mobilitazione che si sono succedute negli ultimi anni nelle università italiane. Vogliamo anche comprendere per quale motivo i ricercatori precari trovano difficoltà nel mobilitarsi in prima persona. Cosa impedisce così spesso la trasformazione delle singole, diffuse, espressioni di resistenza in rivendicazioni politiche vissute in una dimensione collettiva. E provare ad individuare, se esiste, lo scarto esistenziale – per così dire – nell’esperienza di ogni precario, tra questa difficoltà ad agire nel quotidiano (dovuta probabilmente alla ricattabilità, alle relazioni gerarchiche interne all’accademia e alla competitività tra colleghi) e la partecipazione alle lotte collettive. Cioè come la costruzione delle mobilitazioni faccia cambiare prospettiva nel percepirsi come soggetto attivo nell’università (ad esempio: consapevolezza, rapporto con autorità e colleghi, etc).Vogliamo insomma capire, aprendo un confronto dinamico con i soggetti stessi, quali possano essere i nuovi spazi politici dentro i quali i processi di soggettivazione sappiano radicalmente affrancarsi dagli apparati materiali e simbolici di controllo, e dare vita diffusamente a forme di cooperazione concretamente in grado di costruire una diversa università possibile. Individuare le traiettorie per una ricomposizione delle figure del precariato universitario, ma anche quelle di un intreccio virtuoso tra queste figure e altri segmenti e mondi della precarietà che oggi si mostrano “indisponibili” a pagare i prezzi della crisi e individuano quest’ultima come una nuova opportunità per aprire un ciclo di lotte sociali radicali e generalizzate.  Infine, questa quarta intervista di gruppo si pone l’obiettivo pratico di esplorare le forme delle mobilitazioni e di immaginare le proteste del futuro.